EDITORIALE A CURA DEL PROFESSOR
FABIO ROVERSI MONACO

 

Gli ultimi due anni hanno senza dubbio evidenziato la necessità di ripensare e rinnovare il sistema sanitario, ridefinendone le responsabilità, individuando modalità di reclutamento e di formazione più efficienti ed efficaci, articolando in nuove forme i rapporti fra pubblico e privato.

Il tema è prioritario sotto vari aspetti. In primo luogo, riguardo alla riforma degli studi universitari: le Università sono, infatti, chiamate a modificare l’organizzazione delle Facoltà e scuole di Medicina per assicurare ai giovani un percorso accademico più rapido, potenziando le capacità utili a reperire, selezionare e utilizzare le conoscenze in continua espansione, ormai disponibili e condivise grazie alle innovazioni tecnologiche e alla loro disseminazione globale. Sono chiamate, cioè, a formare medici competenti e flessibili, capaci di cogliere lo sviluppo inarrestabile della ricerca, delle tecnologie, della produzione di nuovi farmaci – eccellenza di molte aziende italiane.

Gli effetti del COVID, che hanno investito gli anziani in modo drammatico, hanno evidenziato come mai prima il problema dell’invecchiamento della popolazione, rendendo necessario sviluppare azioni coerenti e innovative per gestirne le conseguenze, a partire dalla realizzazione di strutture idonee a ospitare in modo dignitoso chi perde capacità e autonomia. Questo tema coinvolge la quasi totalità delle famiglie italiane e non può essere affrontato con interventi parziali e, comunque, fortemente differenziati a seconda della Regione o addirittura della città in cui si vive, anche considerando precisi articoli della Costituzione spesso richiamati, quasi sempre disattesi.

Per quanto riguarda la proposta di introdurre strutture e presidi territoriali nuovi, come le case e gli ospedali di comunità, si dovrebbe considerare con grande attenzione il rafforzamento dell’assistenza domiciliare, che dovrebbe affiancarsi allo sviluppo della telemedicina e a una reale e globale integrazione di tutti i servizi sociosanitari. Con analoga attenzione si dovrebbero verificare l’utilità e l’effettiva realizzazione di un unico punto di accesso alle prestazioni sanitarie, soprattutto per i malati cronici. Va identificato un modello condiviso per l’erogazione delle cure domiciliari, tenendo conto della necessità di potenziare l’offerta delle cure intermedie affidate ai costituendi Ospedali di comunità, alle case di comunità e alle prospettive legate alla telemedicina.

Il rafforzamento del servizio sanitario nazionale nel fornire servizi innovativi, cioè, dovrebbe essere realizzato attraverso una serie di strumenti giuridici miranti a ridurre la burocratizzazione e a offrire maggiori competenze.

La riorganizzazione degli IRCCS, Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, ipotizzata entro la fine del 2022, sembra priva allo stato di una normativa che preveda e disciplini il rapporto con le Università e Facoltà e Scuole di Medicina. Una valutazione realistica della situazione non lascia intravvedere importanti risultati nell’ambito della valorizzazione della ricerca nell’ambito di queste strutture, e in ogni caso creare un rapporto preferenziale con la Regione non ha ragione di essere poiché è all’intero SSN che gli IRCCS dovrebbero rispondere.

Ancora, è ben evidente la necessità di fornire competenze di management per professionisti sanitari, al fine di “fronteggiare le sfide attuali e future in una prospettiva integrata, sensibile, innovativa, flessibile, sempre orientata al risultato”, secondo le parole del documento di missione 6 del PNRR. In tal senso, l’ipotesi di istituire un organismo ampiamente rappresentativo dei dirigenti del SSN è da considerare attentamente.

Occorre non dimenticare il potenziamento delle strutture tecnologiche e digitali del SSN a livello centrale e regionale, poiché le innovazioni organizzative della rivoluzione digitale assumono pieno significato solo se arrivano a coinvolgere tutto il personale medico-sanitario. La valorizzazione della telemedicina implica infatti un intervento importante anche sugli attuali professionisti, chiamati a rispondere al cambiamento e a un aggiornamento medico-organizzativo ormai imprescindibile.

Last but not least: il problema, esploso con il COVID, della qualità della comunicazione ai cittadini quando la salute collettiva corre un rischio immediato. Nel contesto della pandemia la circolazione di informazioni controllate è stata disturbata da dinamiche di misinformazione e disinformazione, non solo da parte di persone prive di elementi conoscitivi e conoscenze specifiche, ma anche da parte di scienziati ed esperti che hanno dominato i salotti televisivi e non, contraddicendosi fra loro quasi sempre in maniera scomposta.

 

Fabio Roversi Monaco
Presidente Festival della Scienza Medica