EDITORIALE A CURA DEL PROFESSOR
GILBERTO CORBELLINI

Di fronte a una minaccia pandemica o anche a un problema che generi meno ansia, ma che abbiano in comune il fatto che non si sa come venirne a capo efficacemente e rapidamente, viene spontaneo ricorrere alla memoria personale o a quella storica. Ci chiediamo se abbiamo già incontrato quella situazione o una analoga, ovvero se la cultura ci tramanda esempi utili per superare la sfida. Guardiamo cercando insegnamenti.

In diversi momenti, durante la pandemia da Covid-19, si è discusso se le esperienze di pandemie del passato avessero qualcosa da insegnare, prima sul fronte delle misure non farmacologiche e poi per rendere più capillari le campagne vaccinali, cioè per vincere le resistenze a vaccinarsi di percentuali variabili di popolazioni. Ci si è anche chiesti se la pandemia fosse prevedibile o se ci dovessimo sentire colpevoli delle zoonosi a causa dell’impatto ambientale delle attività umane.

Malgrado i tentativi di trovare capri espiatori e anche a fronte delle inquietanti informazioni rese pubbliche di esperimenti effettuati da ricercatori statunitensi e cinesi per rendere più aggressivo nei topi il coronavirus, la pandemia rimane un fenomeno naturale, che ha causato un impatto devastante per le modalità di trasmissione del patogeno, per la demografia attuale delle società umane che registra una presenza significativa di persone anziane e più suscettibili, e per l’accessibilità e le potenzialità di intervento dei reparti ospedalieri che si trovano facilmente ingolfati in mancanza di cure efficaci. Sono stati necessari mesi e il superamento di resistenze per capire come organizzare con maggiore efficienza l’approccio sanitario.

La pandemia in corso non ha tratto insegnamenti pratici dalla storia delle pandemie del passato, ma rimarrà nella storia. Forse non tanto per la sua gravità, significativa ma inferiore, almeno sulla base dell’impatto globale avuto sinora, in proporzione all’epidemiologia delle pandemie del passato, quanto, probabilmente, per il fatto che per quasi un anno la medicina scientificamente più avanzata che sia mai esistita ha arrancato e tutti abbiamo avuto paura. Abbiamo avuto paura in primo luogo del virus, e poi anche quando abbiamo capito che coloro che teorizzavano l’eradicazione di Covid-19 (Zero Covid) a ogni costo mentre il virus era ormai endemico, stavano raccontando una favola.

La scienza medica si è disunita di fronte alla minaccia pandemica, e gli scienziati si sono comportati di regola come esperti, o portatori di un punto di vista, invece che come praticanti di un metodo che produce conoscenze provvisorie ma affidabili. Nondimeno a una velocità
che l’amministrazione statunitense ha definito “curvatura”, grazie alle sinergie tra ricerca di basa e innovazioni industriali, sono planati i vaccini e la corsa alle armi con il virus è davvero iniziata, proseguendo in modi incoraggianti, anche se con non poche incertezze come è naturale quando è in atto un fenomeno darwiniano su scala planetaria. Almeno sul piano scientifico-tecnologico siamo pronti a sostenere la sfida e sono in arrivo anche i primi farmaci controllati per efficacia.

La settima edizione del Festival della Scienza Medica si articolerà in due parti. Durante la mattina saranno affrontati in prevalenza temi scientifico-epidemiologici, mentre nel pomeriggio saranno affrontati soprattutto aspetti di sanità pubblica e di clinica.  Il Festival ha
voluto creare un’occasione di riflessione aperta e critica, a trecentosessanta gradi, invitando autorevoli studiosi che negli ultimi due anni hanno in modi diversi combattuto al fronte, che si trattasse di un laboratorio, di un reparto di malattie infettive, di una istituzione o comitato che studia e coordina i trattamenti e le scelte sanitarie o che esamina la diversa portata di metodologie usate per spiegare e affrontare le minacce. Ci troviamo in una fase particolare nell’evoluzione della pandemia, vale a dire quella in cui le comunità umane devono trovare modi meno sovraordinati di convivere con il virus: in altre parole, guardando proprio al passato, le società a un certo punto uscivano anche culturalmente o psicologicamente
dall’emergenza smettendo di far ruotare le loro vite e i loro discorsi intorno alla presenza incombente di un patogeno. Rispetto al passato oggi questa via di uscita sarebbe anche più percorribile, grazie ai vaccini.

Di certo dalle tragiche esperienze del passato non abbiamo imparato nulla sul piano della comunicazione, che in Italia è stata improvvisata e condotta in modi direttivi e contraddittori, nel senso che non ha aiutato o incentivato verso comportamenti più virtuosi rispetto ai rischi e alla prevenzione.

È verosimile che non impareremo dall’esperienza pandemica a meno che non si metta mano alla formazione dei medici. Un obiettivo che va al di là delle minacce infettive. Il filosofo Karl Popper pensava che noi apprendiamo dall’esperienza non per istruzione, cioè per via dell’effetto dei fatti, ma perché i fatti o le esperienze selezionano le migliori ipotesi che elaboriamo per spiegare il mondo. La formazione medica e le strategie sanitarie arrancano dietro ai problemi, invece di organizzare la cultura dei futuri medici al fine di fornire la capacità di gestire adattativamente sfide che per natura cambiano continuamente, per cui devono cambiare o migliorare, auspicabilmente in tempi più rapidi, le conoscenze e gli strumenti per risolvere i sempre nuovi problemi.

 

Gilberto Corbellini
Direttore Scientifico Festival della Scienza Medica

 EDITORIALE A CURA DEL PROFESSOR
FABIO ROVERSI-MONACO

Covid 19. Cosa abbiamo imparato dalla pandemia.

In conseguenza di quanto è accaduto il ripensamento della sanità pubblica diviene tematica da affrontarsi con urgenza, per favorire il cambiamento, recuperando esperienze nuove in tema di flessibilità, che sono emerse nella vicenda Covid e che potrebbero facilmente essere disperse, anziché rafforzate, con il ritorno alla normalità.

Questo tema appare prioritario per più profili: anzitutto la riforma delle Università per modificare l’attuale organizzazione della facoltà di Medicina e per assicurare ai giovani un più rapido percorso accademico. Diverrebbe così possibile immetterli, in modo più incisivo, nel sistema della sanità, che deve ricevere giovani competenti e già formati, ma anche flessibili per tenere conto dello sviluppo inarrestabile della ricerca medica e della tecnologia. Le vicende Covid, che hanno investito gli anziani, pongono il problema dell’invecchiamento e dello sviluppo delle azioni necessarie a gestirlo, ivi compresa la realizzazione di strutture idonee a ospitare in condizioni dignitose coloro che perdono capacità ed indipendenza. A questo riguardo la proposta di introduzione di presidi territoriali nuovi, come le Case di comunità e gli Ospedali di comunità, dev’essere attentamente considerata per rafforzare l’assistenza domiciliare che si accompagnerebbe allo sviluppo della Telemedicina. In effetti il rafforzamento del servizio sanitario nazionale nel fornire servizi innovativi sul territorio dovrà essere realizzato attraverso una serie di strumenti giuridici con maggiori competenze e più ridotta burocratizzazione. A questo riguardo la riorganizzazione degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, sembra priva allo stato di una normativa che preveda e disciplini il rapporto con le Università.

E’ ben evidente la necessità di acquisire competenze manageriali per i sanitari al fine di prepararli, come dice il documento di missione 6 del piano PNRR, a “fronteggiare le sfide attuali e future in una prospettiva integrata, sostenibile, innovativa, flessibile, sempre orientata al risultato”. A questi fini l’ipotesi di istituire a livello nazionale un organismo rappresentativo dei dirigenti del sistema sanitario nazionale dovrebbe essere attentamente considerato.

Va infine identificato un modello condiviso per l’erogazione delle cure domiciliari, tenendo conto della necessità di un potenziamento dell’offerta delle cure intermedie affidate ai costituendi Ospedali di comunità e alle Case di comunità e lo sviluppo della

Telemedicina. Il tema dell’implementazione della telemedicina richiede una forte attenzione proprio per intervenire sulla formazione anche degli attuali medici professionisti che sono chiamati così a incrementare le loro competenze e la loro disponibilità al cambiamento.

Dal punto di vista operativo questa è forse la più necessaria e immediata innovazione: aggiornarsi dal punto di vista medico e aggiornarsi dal punto di vista organizzativo.

Infine, la vicenda Covid ha evidenziato il grave problema del come si dovrebbe comunicare in modi efficaci quando la salute delle persone corre un rischio immediato.

 

 

Fabio Roversi-Monaco
Presidente di Genus Bononiae. Musei nella Città

Massimo Pinzani

Professore di Medicina Interna presso University College di London and Director of Institute for Lover and Digestive Diseases of the Royal Free Hospital in London;
Professore di Medicina Interna presso University College di London and Director of Institute for Lover and Digestive Diseases of the Royal Free Hospital in London
Professore di Medicina presso l’University College London (UCL), Londra, Regno Unito. È un epatologo clinico e traslazionale, Sheila Sherlock Chair of Hepatology e Direttore dell’UCL Institute for Liver and Digestive Health, Division of Medicine. È uno dei pionieri nella ricerca dedicata ai meccanismi cellulari e molecolari della fibrosi epatica e ai relativi approcci diagnostici e terapeutici.
Attualmente è presidente del Consorzio EASL per l’epatologia rigenerativa e co-fondatore di Engitix Ltd.

Livio Presutti
Professore Ordinario, Direttore della Clinica Otorinolaringoiatrica dell’Università di Bologna

Professore ordinario di Otorinolaringoiatria Almamater Studiorum Bologna.
Direttore della Clinica Otorinolaringoiatrica del Policlinico S Orsola – Malpighi
Direttore del Dipartimento Integrato ad Attività Assistenziale Malattie del Distretto Testa Collo
Autore di olre 200 pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali
Pioniere della Chirurgia endoscopica dell’orecchio
Past President dell’Interational Working Group on Endoscopic Ear Surgery
Esperto di chirurgia oncologica testa collo con particolare riferimento alla chirurgia della Laringe

Stephen H Powis
National Medical Director at National Health Service and Professor of Renal Medicine at University College of London

Stephen Powis is the National Medical Director of NHS England and NHS Improvement and Professor of Renal Medicine at University College London.
Previously he was Medical Director (and latterly Group Chief Medical Officer) of the Royal Free London NHS Foundation Trust from 2006 to 2018. Professor Powis was also a member of the governing body of Merton Clinical Commissioning Group for five years and a Director of Healthcare Services Laboratories LLP. He is a past Chairman of the Association of UK Universities (AUKUH) Medical Directors Group and has been a member of numerous national committees and working groups, including the Department of Health Strategic Education Funding Expert Group. He is a past non-executive director of the North Middlesex University Hospital NHS Trust, including a period of eight months as acting chairman.

Marco Trabucchi
Professore di Neuropsicofarmacologia, Presidente dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria

Diretto Generale AIFA, Agenzia Italiana del Farmaco, medico specializzato in farmacologia clinica. Vanta un’esperienza ventennale nella valutazione dei farmaci, nello sviluppo di Linee guida e politiche farmaceutiche. Proviene dall’OMS, dove è stato Segretario della Lista dei Farmaci Essenziali (WHO –EML) dal 2014.
Il Dott. Magrini ha iniziato la sua carriera come ricercatore presso l’Università di Bologna e all’Istituto Mario Negri. Nel 1999 ha fondato il CeVEAS – Centro per la valutazione dell’efficacia dell’assistenza sanitaria, Modena, che ha diretto fino al 2012.
È stato membro fondatore della Centro Cochrane Italiano e Direttore del Centro Collaborativo dell’OMS per la sintesi dell’evidenze e lo sviluppo delle linee guida dal 2008 al 2014.
Dal 2014 ha coordinato il Comitato di Esperti che redige la lista dei farmaci essenziali dell’OMS (WHO-EML) riferito all’anno 2015. È stato inoltre membro del Comitato Etico dell’OMS (OMS-ERC) per la ricerca clinica.

Massimo Annichiarico
Direttore Generale salute e integrazione sanitaria Regione Lazio

Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata di Roma, Docente Università ALMA MATER STUDIORUM di Bologna nei corsi di formazione manageriale per Direttori di Struttura, Docente AGENAS nei corsi di formazione manageriale per Direttori di Struttura complessa organizzati, Docente della faculty del Master in Organizzazione dei Servizi Sanitari per il Provider MEDICARE – area didattica: management, Docente esterno – faculty della Scuola di Direzione Aziendale della Università Luigi Bocconi di Milano: area didattica – management sanitario.

Luigi Bolondi
Professore di Medicina Interna presso l’Università di Bologna

Luigi Bolondi, già Professore Ordinario di Medicina Interna presso l’Università di Bologna e Direttore della UO di Medicina Interna del Policlinico S. Orsola di Bologna e della Scuola di specializzazione in Medicina Interna, è stato Presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia della medesima Università.
Ha pubblicato varie monografie nel campo della Gastroenterologia e dell’Ultrasonologia. È autore di oltre 350 pubblicazioni riportate in PubMed ed ha un H index = 86 che lo pone nella lista dei primi 50 “Top Italian Scientists” in campo clinico.

Silvio Brusaferro
Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS)

Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità di Roma; Professore ordinario di Igiene e Salute pubblica presso l’Università degli Studi di Udine. Attivamente impegnato, a livello nazionale e internazionale, su temi di Sanità Pubblica legati alla qualità in ambito sanitario, sicurezza del paziente, prevenzione e controllo delle infezioni, antimicrobico-resistenza e buone pratiche nella sanità pubblica.
Costanti, del suo impegno, sono l’utilizzo di conoscenze multisettoriali per acquisire e integrare punti di vista diversi, il cambiamento nelle organizzazioni per rispondere ai bisogni della comunità e dei singoli, con specifico riferimento alla promozione della salute e del benessere.

Cinzia Caporale
Dirigente tecnologo presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche

Cinzia Caporale coordina la Commissione per l’Etica e l’Integrità nella Ricerca del CNR e l’omonimo Centro Interdipartimentale. È docente di Bioetica presso Sapienza Università di Roma e componente del Comitato Nazionale per la Bioetica (PCDM). Presiede il Comitato Etico dell’INMI L. Spallanzani IRCCS e il Comitato etico unico nazionale per le sperimentazioni su Covid-19 (D.L. 08/04/2020 n. 23). È componente dei comitati per l’integrità nella ricerca dell’Università degli Studi di Bologna e di Sapienza Università di Roma nonché del Comitato Scientifico del Festival della Scienza di Genova. È Presidente Onorario del Comitato Etico della Fondazione Veronesi e componente della Consulta scientifica del Cortile dei Gentili (Pontificio Consiglio della Cultura). È stata Presidente del Comitato Intergovernativo di Bioetica dell’Unesco per due mandati; sotto la sua presidenza è stata elaborata e adottata la Dichiarazione Universale sulla Bioetica e i Diritti Umani.

Gilberto Corbellini

Gilberto Corbellini è professore di Bioetica e Storia della Medicina alla Sapienza Università di Roma, ed è direttore del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali, Patrimonio Culturale. Collabora con il supplemento Domenica del Sole 24 Ore, ed ha pubblicato oltre una dozzina di libri, tra i quali: EBM. Medicina basata sull’evoluzione (Laterza 2007), La razionalità negata. Psichiatria e antipsichiatria in Italia (con G. Jervis, Bollati Boringhieri 2008), Scienza, quindi democrazia (Einaudi 2011), Tutta colpa del cervello. Introduzione alla neuroetica (con E. Sirgiovanni, Mondadori 2013), Storia e teorie della salute e della malattia (Carocci 2014) e Nel paese della pseudoscienza. Perché i pregiudizi minacciano la nostra libertà (Feltrinelli 2019).

Edward Holmes
Professore di biologia Università di Sidney

Edward (Eddie) Holmes è ARC Australian Laurate Fellow e Professore presso l’Università di Sydney.
È stato NHMRC Australia Fellow presso l’Università di Sydney, in cui è entrato nel 2012.
Il Professor Holmes ha conseguito la laurea presso l’Università di Londra (1986) e il Dottorato di ricerca presso l’Università di Cambridge (1990). Tra il 1993 e il 2004 ha ricoperto diverse posizioni presso l’Università di Oxford, tra cui Fellow of New College.
È stato eletto membro dell’Australian Academy of Science (FAA) nel 2015 e della Royal Society (FRS) nel 2017.
Nel 2017 ha vinto il New South Wales Premier’s Prize for Science and Engineering (Scienze biologiche).

John Ioannidis
Professore di Medicina, Ricerca e politica sanitaria e di Scienze dei dati biomedici presso la Stanford University School of Medicine e professore di Statistica presso la Stanford University School of Humanities and Sciences

John P.A. Ioannidis è Professore di Medicina, Professore di Epidemiologia e Salute della popolazione e Professore di Scienze dei dati biometrici presso la Scuola di Medicina, Professore di Statistica presso la Facoltà di Scienze umane e Scienze e Co-direttore del Meta-Research Innovation Center di Stanford (METRICS) presso la Stanford University. È inoltre Direttore del Meta-Research Innovation Center di Berlino (METRIC B).

Nicoletta Luppi

Nicoletta Luppi, Presidente e Amministratore Delegato MSD Italia, si laurea cum laude in Lingue e Letterature Straniere Moderne e, successivamente, consegue il Master in Business Administration presso la Luiss School of Management di Roma.
Nel 1993 entra a far parte di MSD e, nel tempo, ricopre ruoli di crescente responsabilità fino ad assumere la direzione delle Business Unit Cardiovascolare-Metabolico di MSD e di Schering Plough e di due aziende del gruppo (2003-2010) e, nel 2011, crea e dirige la Direzione Market Access & Commercial Operations, sempre alle dirette dipendenze dell’Amministratore Delegato.
Nel Settembre 2012, diventa Presidente e Amministratore Delegato di Sanofi Pasteur MSD e, successivamente, viene nominata Presidente del Gruppo Vaccini di Farmindustria per il biennio 2015-2016.
Dal Luglio 2015 è Presidente e Amministratore Delegato di MSD Italia e, dal 2016 è Presidente dell’Associazione Alumni LUISS Business School.

Alberto Mantovani
Professore di patologia generale e immunologia, Presidente della Fondazione Humanitas per la ricerca

Alberto Mantovani è nato a Milano nel 1948 dove si è laureato in Medicina e Chirurgia nel 1973.
Dopo la specializzazione in Oncologia, ha lavorato in Inghilterra e negli Stati Uniti.
Da ottobre 2005 è Direttore Scientifico di Humanitas e, dal 2014, docente di Humanitas University, di cui oggi è professore emerito.
Da diversi anni è il ricercatore italiano più citato nella letteratura scientifica internazionale. I suoi ultimi libri sono: Non avere paura di sognare. Decalogo per aspiranti scienziati (2016), Bersaglio mobile (2018), I vaccini fanno bene (2020, con Guido Forni, Lorenzo Moretta, Giovanni Rezza), e Il fuoco interiore. Il sistema immunitario e l’origine delle malattie (2020).

Giovanni Rezza
Direttore Generale della Prevenzione presso il Ministero della Salute

Giovanni Rezza è stato Dirigente di Ricerca e ha diretto il Dipartimento Malattie Infettive presso l’Istituto Superiore di Sanità, ed è ora Direttore Generale della Prevenzione Sanitaria al Ministero della Salute. Ha prestato servizio presso l’OMS a Ginevra. È Docente presso la Scuola di Specializzazione in Igiene all’università Cattolica di Roma e ha tenuto corsi alla specializzazione in Malattie Infettive dell’Università di Sassari. È esperto in indagini su epidemie, infezioni emergenti e vaccinazioni. È stato membro dell’Unità di Crisi del Ministero della Salute sul tema Influenza A H1N1; Membro della Commissione Nazionale AIDS e Malattie Infettive Emergenti e Riemergenti; Componente del Comitato Etico dell’IRCCS “L. Spallanzani” e dell’ISS, nonché’ della Commissione per l’etica della Ricerca del CNR. È ora membro del NITAG e del CTS su COVID-19.
È autore di oltre 400 articoli su riviste internazionali, di numerosi articoli su riviste italiane, di capitoli di libri in lingua italiana e inglese e di 5 libri editi a stampa.

Fabio Roversi-Monaco

Il Professor Fabio Roversi-Monaco ha ricoperto la carica di Magnifico Rettore dell’Università di Bologna dal 1985 al 2000. È Professore Emerito di Diritto Amministrativo presso lo stesso Ateneo.

Durante il Suo mandato da Rettore, ha concepito e realizzato la Magna Charta Universitatum, firmata da oltre 400 Rettori di tutto il mondo il giorno 18 settembre 1988 e successivamente da altri 500 Rettori, è Fondatore e Presidente Onorario dell’Observatory Magna Charta Universitatum.

È stato il promotore del “Bologna Process”, che ha trovato compimento nella partecipazione di ventinove Ministri dell’Istruzione Europei, riunitisi a Bologna nel 1999 per la comparabilità qualitativa dei titoli di istruzione dei vari Paesi e la libera circolazione degli studenti e dei laureati europei.

Gli incontri portarono alla redazione della “Bologna Declaration”, sottoscritta da 29 Paesi Europei il 19 giugno del 1999.

Partecipa a Comitati scientifici di numerose riviste scientifiche ed è Fondatore e Direttore della rivista “Sanità Pubblica e Privata”.

È stato Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e di Banca IMI, ove attualmente ricopre la carica di Vice Presidente. È Presidente della Società Museo della Città di Bologna S.r.l.

Gli è stata conferita la Laurea Honoris Causa dal Dickinson College di Carlyle, dalla Brown University di Providence, dall’Università Complutense di Madrid, dall’Università Panthèon 1 – Sorbonne di Parigi (Paris 1), dalla Johns Hopkins University di Baltimore, dalla Soka University di Tokio, dalla Universidad Externado de Colombia, dall’Università di San Pietroburgo, dall’Università di Barcellona, dall’Università di Cordoba, dalla Pontificia Universidad Cattolica di Belo Horizonte, dall’Università di Salta, dall’Università de Montréal, dall’Università di Denver, dall’Università Victoria di Melbourne, dall’Università Cattolica dell’Uruguay, dall’Università di La Plata, dall’Università di Trieste, dall’Università di Maribor, dall’Università Statale di Samarcanda, dall’Università “G.D’Annunzio” di Chieti e Pescara, dall’Università Palacky di Olomouc nella Repubblica Ceca.

È stato insignito del titolo di Cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana, di Cavaliere della Lègion d’Honneur dal Presidente della Repubblica Francese, di Cavaliere dell’Ordine Civile di Savoia, dell’«Ordem de Sant’Iago de Espada» della Repubblica del Portogallo, della Croce di Grand’Ufficiale dell’Ordine al Merito di Malta, di Cavaliere di Gran Croce di Alfonso X il Savio dal Re di Spagna, di Commendatore dell’«Ordine di San Luigi della Repubblica Polacca», di Cavaliere dell’«Ordine al Merito Re Abdulaziz di seconda classe» dal Governo del Regno dell’Arabia Saudita.

È insignito del Paul Harris Fellow del Rotary International.

Pierluigi Viale
Professore di malattie infettive e direttore del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche

Pierluigi Viale è Professore Ordinario di Malattie Infettive presso l’Università di Bologna, e Direttore della UO complessa di Malattie Infettive presso l’azienda ospedaliero-universitaria Policlinico S. Orsola.
É esperto riconosciuto nel campo della terapia antimicrobica, con particolare riferimento al rischio infettivo nosocomiale ed al paziente immunodepresso.

VENERDÌ 2 OTTOBRE

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SABATO 3 OTTOBRE

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LUNEDÌ 5 OTTOBRE

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MARTEDÌ 6 OTTOBRE

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MERCOLEDÌ 7 OTTOBRE

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GIOVEDÌ 8 OTTOBRE

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VENERDÌ 9 OTTOBRE

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SABATO 10 OTTOBRE

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LUNEDÌ 12 OTTOBRE

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MARTEDÌ 13 OTTOBRE

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MERCOLEDÌ 14 OTTOBRE

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GIOVEDÌ 15 OTTOBRE

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VENERDÌ 16 OTTOBRE

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SABATRO 17 OTTOBRE

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17.00 | Immunità e parassiti: le difese innate

Relatore: Bruce Beutler
Introduce: Lucio Ildebrando Maria Cocco

Evento in live streaming

All’inizio degli anni ’90, abbiamo iniziato a cercare mutazioni spontanee che abolissero la risposta immunitaria innata ai lipopolissaccaridi dei batteri Gram-negativi. La mutazione ha portato alla luce una nuova famiglia di recettori dedicati al riconoscimento di molti microbi, tra cui batteri, funghi, virus e protozoi. Nel tentativo di trovare nuovi fenotipi che spieghino la funzione immunitaria innata, abbiamo introdotto centinaia di migliaia di cambiamenti nel genoma del topo. In questo momento, utilizzando una piattaforma automatizzata per il rilevamento delle mutazioni e la “mappatura meiotica”, che restringe la posizione della mutazione, abbiamo identificato e classificato 2.399 mutazioni in 1.178 geni che causano cambiamenti misurabili nelle risposte immuno-infiammatorie. Stimiamo che circa la metà dei geni necessari per la normale funzione immunitaria siano stati rilevati in questo modo. Nei mammiferi l’immunità è mediata in gran parte, anche se non interamente, da cellule di origine ematopoietica. I linfociti, le cellule dendritiche, i macrofagi, i neutrofili e altre cellule derivate dagli organi che formano il sangue lavorano in modo coordinato per combattere le infezioni: a volte con successo e a volte no. Alcune mutazioni genetiche studiate nei topi di laboratorio hanno portato nuove scoperte. Tali mutazioni possono modificare le risposte immunitarie sia innate sia adattative, eliminandole, compromettendole o, in alcuni casi, aumentandole. Alcune mutazioni possono salvare la normale funzione quando una mutazione preesistente l’ha compromessa. Le mutazioni che sopprimono gli effetti di altre mutazioni possono indicare obiettivi per lo sviluppo di farmaci o terapie basate sui geni per malattie specifiche.

17.30 | “Unmet needs” della narcolessia

Relatore: Giuseppe Plazzi
Introduce: Gilberto Corbellini

Evento in live streaming

La narcolessia è una malattia autoimmune, frequentemente a esordio infantile, con un decorso cronico, dovuta alla distruzione dei neuroni che producono l’orexina, un peptide secreto dall’ipotalamo. È una malattia rara, caratterizzata da sintomi apparentemente facili da riconoscere, ma è inspiegabilmente difficile da diagnosticare. In Italia, dove la narcolessia colpisce circa 4 persone ogni 10 mila abitanti, i pazienti a cui è stata diagnosticata sono meno di duemila, a fronte di una stima epidemiologica di circa 24mila soggetti affetti da questa condizione. Al problema del ritardo diagnostico si aggiunge quello delle diagnosi errate. Numerosi studi dimostrano come una diagnosi rapida, un precoce accesso alla terapia e una corretta aderenza alla stessa possano modificare la qualità di vita di questi pazienti, consentendo un normale apprendimento, una adeguata scolarizzazione, un inserimento adeguato nel mondo del lavoro e normali relazioni sociali e affettive. Grazie a campagne di informazione e di educazione, l’Italia è fra i paesi che hanno garantito una diagnosi rapida e un precoce accesso ai farmaci a numerosi bambini affetti da narcolessia. Fra le iniziative più importanti e innovative le “Red Flags della Narcolessia”, per identificare i campanelli d’allarme che possono indicare la presenza di narcolessia, il Progetto TENAR (Telemedicine for Narcolepsy), un progetto di telemedicina che consente di accedere alla consultazione medica per il sospetto di narcolessia e il Registro Italiano della Narcolessia.

18.00 | Gli aspetti etico-deontologici della pandemia

Relatori: Stefano Canestrari, Cinzia Caporale, Susi Pelotti

Evento in live streaming

La pandemia Covid-19, in continua evoluzione, relativamente imprevedibile e di durata incerta, a fronte delle risorse, scarse rispetto ai bisogni, impone scelte in ambito sanitario che riguardano l’accesso in ospedale, alla terapia intensiva, l’uso di farmaci e di vaccini, in una cornice professionale e di salute pubblica carica di tensioni etiche. Anche la ricerca scientifica e la sperimentazione di farmaci non sfuggono a un necessario livello di valutazione che ne garantisca la qualità e la sostenibilità etica. Richieste di tutela provengono anche dai sanitari che, drammaticamente coinvolti nell’affrontare le sfide della pandemia, vedono agitarsi il tema della responsabilità professionale.

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